Fabrizio Carotti |
SPOLETO - Marco Agostinelli è il protagonista della seconda tappa di TERRITORIO, il progetto ricognitivo che indaga il panorama artistico della regione Umbria. Assieme a lui altre due ricognizioni che riguardano la giovane proposta italiana: Fabrizio Carotti con le sue fotografie digitali al confine tra Caravaggio e Bill Viola; Gianni Politi nella chiesa di SS. Giovanni e Paolo e a Palazzo Collicola con la sua arte carnale dalle manualità antiche e dal respiro contemporaneo. Sarà anche l’occasione per riaprire la sala dedicata a Maurizio Mochetti, le sale coi cinque artisti di Artwo, fino al viaggio in bianconero nel 3D fotografico di Antonello & Montesi.
Marco Agostinelli e la sua visione postdigitale.
Fabrizio Carotti con le sue fotopitture caravaggesche.
Gianni Politi e la carne viva della figurazione universale.
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La fotografia che diventa tridimensionale.
Il design che incontra la scultura contemporanea.
Maurizio Mochetti per una nuova acquisizione.
(Aria) TERRITORIO. Storie di artisti umbri
MARCO AGOSTINELLI
A cura di Gianluca Marziani
Sale Biblioteca Piano Nobile
Il progetto “Territorio” indaga le qualità creative della regione Umbria e racconta oggi la lunga ricerca di Marco Agostinelli, tra i protagonisti, il prossimo giugno, del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2011. Un autore che ha sempre lavorato sul linguaggio elettronico, sulla grammatica digitale, sui legami tra il pixel e le molteplici identità dell’icona contemporanea. La ripresa video, lo scatto fotografico e lo still da video si sono trasformati in un viaggio iconografico che è diventato volume solido (sculture) o liquido (i pannelli fotodigitali e i lavori video). Un dualismo estetico che indaga la natura concettuale dell’immagine, la sua capacità di produrre codici morali, lungo processi teorici che toccano i grandi dilemmi filosofici (i dualismi del pensiero, il legame tra natura e artificio, gli sconfinamenti tra bene e male) dentro un continuo riferimento ai fatti del reale (la cronaca, le guerre, la violenza ma anche la cultura del web, l’ossessione per il corpo…). Palazzo Collicola ospita la sintesi di un percorso coerente dentro la tecnologia ma con l’approccio della pittura e il senso sequenziale del fiume randomico. La miriade di immagini del flusso mediatico viene indagata con un primo livello selettivo e un approccio chirurgico che seleziona singoli frammenti, andando a metabolizzarli con impianti rielaborativi in cui ogni immagine subisce processi mutativi e virali. Da qui la direzione molteplice dei singoli frammenti: ora nel flusso dinamico del video, ora nella staticità dei singoli quadri, ora nei volumi plastici della scultura.
Prima sala: con “Cuore di Cane” e “Nato” vedremo i quadri con le prime sperimentazioni legate alla distorsione dell'immagine e all'inversione dei sistemi di lettura Pal/Ntsc. “Cuore di Cane” è un progetto in nove pezzi ed è quello che ha avuto maggior successo internazionale. “Nato” nasce da un lavoro di immagini autografe ed è girato in una base Nato abbandonata in Germania e poi sovrapposto ad immagini della prima guerra del Golfo. I due video relativi ai progetti saranno visibili nella quarta sala.
Sempre nella prima sala ci sarà "L'albero della vita", scultura luminosa del 2005, legata al progetto “Scultura del Pensiero”. Sono del 2007 le due "anfore" monumentali che andranno a parete, anche loro parte della serie "Sculture del pensiero", tratte dal video “TeleVisionCross” (che si vedrà nella saletta proiezioni).
Sala grande: qui ci sarà il nuovo cilo dal titolo “Guerre/Solitudini/Resurrezioni e altre Epifanie”. Un video raccoglie l'insieme delle immagini del ciclo, divise tra opere in bianconero e a colori. Sulle pareti vedremo sedici quadri formato 150X180, mentre il video con l’intero ciclo chiude idealmente la sala.
Terza sala: si apre con "La scultura del pensiero 2004/2008", il grande quadro delle anfore esposto a Venezia, il grande quadro degli “Scudi” e due "Vortici".
Quarta sala: una selezione coi più importanti progetti video dell’artista.
(Terra) iCON. Attrazioni fatali tra immagin(ar)i e nuove tecnologie
FABRIZIO CAROTTI Anime Salve
A cura di Gianluca Marziani
Galleria Piano Mostre + Sala Residence Piano Mostre
Catalogo Prearo Editore
Fabrizio Carotti presenta una selezione di opere fotografiche in cui la tecnica digitale si fonde coi principi iconografici della grande pittura italiana, in particolare con Caravaggio, il Barocco ma anche con Bill Viola e Gary Hill, lungo citazioni e richiami che tagliano trasversalmente la storia del corpo nelle arti visive.
Al centro torna l’essere umano che dichiara l’impatto della carne, del movimento istintuale, dei muscoli vivi, delle espressioni emotivamente accese. Un corpo che esprime la potenza della fisicità mentre ridesta i sensi, aumentando le percezioni attraverso la limpidezza delle reazioni sul viso, sulle braccia, sul torso, sulle gambe… Il corpo si trasforma in una macchina muscolare ed espressiva, pura vibrazione emotiva che arriva da zone ataviche, geografie ancestrali, mondi psicanalitici ed esperienze radicali.
Carotti costruisce un mondo parallelo che sfrutta la tecnologia digitale in maniera asciutta e pittorica. Ha capito il senso del limite davanti al potenziale tecnologico, ribadendo una condizione diffusa tra gli artisti che rendono l’elettronica uno strumento ormai maturo, minimale nel suo intervenire dove la necessità linguistica diventa azione grammaticale. L’intervento agisce per sottrazioni e allineamenti, senza caricare o ribadire attraverso alcuna accentuazione. Si elabora l’immagine per variazioni tonali e assenze, lungo scie luministiche che trafiggono la luce solida del nero. Ogni postura assume così un valore impressivo e concettuale, dichiarando la reazione ma anche il pensiero che anima il singolo protagonista. E’ l’arte che torna a parlare di potenza e non più di potere.
Per Carotti ogni ciclo nasce da uno stimolo di alta estrazione umanistica, basti pensare alle opere ispirate da Dostoevskij o al filo rosso con certi quadri del Seicento, Caravaggio in testa ma non solo lui. Ogni lavoro vive la personale ambizione dell’icona che supera il confine dello spazio e la fortezza del tempo: perché l’opera del nostro marchigiano segue la strada dei classici, insinuandosi tra le pieghe iconografiche dell’alta tradizione pittorica, quella che ha segnato il cammino figurativo da Giotto a De Dominicis.
(Aria)
GIANNI POLITI Le cose non saranno mai più come prima
A cura di Alessandro Facente
Chiesa SS. Giovanni e Paolo + Piano Mostre Palazzo Collicola
Fanzine Edizioni Zener
L’intervento consiste nell’installazione di tre tele della nuova serie quadri bianchi la cui brutale traduzione in pittura e matita su tela mostra il sacrificio di tre mucche appese in piena putrefazione, inteso come momento sacro di restituzione dell’anima allo spazio ospitante.
Il luogo svuotato della sua sacralità sottolinea quel sapore di compimento verso cui il progetto si proietta - evocando una fine per esprimere il fallimento e l’immolazione dei tre animali - è il tentativo ultimo di espiazione.
Un’immagine eroica, adamantina che si contrappone ad una realtà odierna che disgrega il senso di collettività in tanti singolarismi chiusi nella ricerca di una felicità individuale.
Il concetto di putrefazione che Politi propone è un’espressione che solo formalmente appare negativa; la sua sostanzialità, al contrario, segue un taglio rigenerante.
Il progetto curatoriale si concentra affinché la riflessione si strutturi su tale positività, ponendo l’attenzione su questo processo, un’indagine sul ciò che rimane del corpo dopo la sua morte.
Le cose non saranno mai più come prima è il recupero pertanto di un comune e generoso nutrimento, un atto di fede che abbatta scetticismi, superstizioni e ipocrisie di una contemporaneità disillusa.
Il malum folium (Quercus pyrenaica o melojo) dove la foglia morta, denutrita e disidratata rimane attaccata all’albero fino all’arrivo della nuova in primavera: la “marcescenza”.
Un chiarimento freddo e conciso di una denutrizione in atto, una piattaforma da cui scorgere qualcosa di sano sulle basi della mutevolezza come elemento perenne.
PROSEGUONO DAL 18 DICEMBRE 2010…
Una sala è dedicata a MAURIZIO MOCHETTI, già protagonista nel 2009 di una magnifica personale nell’appartamento nobile. L’opera “Bachem Natter 349 B 1944”, acquistata dalla Fondazione Carispo di Spoleto, entra ufficialmente nella Collezione Collicola e per l’occasione dispone di un grande spazio nel piano delle mostre. In seguito verrà collocata in una sala definitiva del piano terra, dove il direttore sta gradualmente ripensando gli allestimenti della collezione storica.
Due sale ospitano le 12 fotografie realizzate da ANTONELLO & MONTESI. Si tratta della prima mostra di un nuovo progetto del museo intitolato “iCON Attrazioni fatali tra immagin(ar)i e nuove tecnologie”, destinato ad indagare i plausibili legami tra linguaggi tradizionali, iconografia e margini aperti del progresso scientifico. Il progetto odierno è il primo a presentare la nuova natura della fotografia: il 3D applicato alle immagini statiche.
Diverse sale vedono a Palazzo Collicola le installazioni firmate ARTWO. Si tratta di un progetto creativo tra arte e design dove tutto nasce dal riciclo di materiali e oggetti preesistenti. In pratica, artisti e designer realizzano pezzi funzionali ad alto valore scultoreo, edizioni limitate accomunate da un principio: coinvolgere nella realizzazione tecnica un gruppo scelto di carcerati del penitenziario di Rebibbia, luogo in cui Artwo ha costruito un laboratorio in cui si creano i manufatti del brand. A Spoleto ci sono alcune installazioni ideate da Carlo De Meo, Stefano Canto, Michele Giangrande e altri autori che stanno animando il marchio con le loro invenzioni spiazzanti ad alto valore sensoriale. A ciò si aggiungano i pezzi scultorei che da dicembre sono diventati l’arredo creativo di Caffè Collicola.
PROSEGUONO DAL 9 OTTOBRE 2010…
(Acqua) COLLICOLA CAFFE’: Veronica Montanino
Il 9 ottobre è stata inaugurata la nuova caffetteria del museo spoletino. A realizzarla un’artista italiana, Veronica Montanino, autrice di una grande installazione che si sviluppa lungo le pareti, il bancone e alcuni complementi della sala. Lo spazio si è trasformato in un luogo visionario dalle forme optical e dai colori sgargianti, una sorta di viaggio onirico nelle geometrie più contemporanee, tra mondi emotivi e psicanalitici, diari di bordo interiore, paure e sentimenti estremi.
(Aria) COLLICOLA ON THE WALL: Santiago Morilla
A cura di Giorgio Galotti
Palazzo Collicola conferma la sua attitudine recettiva verso le nuove dimensioni figurative. Non è un caso che il ciclo di acquisizioni permanenti stia indagando ulteriori modalità collezionistiche, inserendo opere murali che diventano parte integrante della struttura museale. Ad ottobre è stata la volta dello spagnolo Santiago Morilla, reduce da un importante periodo italiano in cui ha mostrato il suo talento figurativo, le sue tensioni compositive, l’energia narrativa dei suoi personaggi tra fantasia e realtà visionaria.
PROSEGUONO DAL 26 GIUGNO 2010…
Una presenza permanente è il gigantesco stencil realizzato da Sten & Lex, i due più maturi street artists italiani, coinvolti dal direttore per la prima acquisizione del progetto “Collicola on the Wall”.
Si vedrà, infine, la pista ciclabile realizzata e rielaborata per l’occasione dall’artista Raul Gabriel, presente anche dentro una sala del secondo piano con due opere specchianti ispirate alla pista.
Il museo resterà aperto fino alle 20:00. Orario continuato. Ingresso gratuito
www.palazzocollicola.it Info: +39 0743 46434 info@palazzocollicola.it
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