TREVI - La mostra personale fotografica di Bernardino Sperandio, a cura Maurizio Coccia verrà inaugurata sabato 30 ottobre alle ore 12.00 presso il Centro d’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary.
IL PAESE SENZA NOME, questo il titolo della mostra, è un progetto nato dalla collaborazione tra il Comune di Trevi e Palazzo Lucarini Contemporary, e si inserisce nell’ambito di Festivol, il festival annuale che Trevi dedica al rapporto privilegiato con un territorio ricco di storia, di cultura e di eccellenze agro-alimentari.
Proprio in questa cornice le immagini di Sperandio assumono un’importanza particolare. Esse, infatti, non solo sintetizzano il legame profondo tra l’uomo e il contesto che lo circonda, ma sono soprattutto un viaggio nella contemporaneità attraverso una riflessione sulle radici culturali, economiche, sociali dell’Umbria attuale. Bernardino Sperandino coglie le trasformazioni in atto della sua terra e ne fa un modello universale. Testimonia, senza retorica, la civiltà contadina che lascia il posto all’urbanizzazione industriale. Oppure mette in risalto con precisione chirurgica le nuove meccaniche sociali che prendono vita all’interno dei centri commerciali. Tutto questo con estrema lucidità, senza cedere alle tentazioni del naturalismo da una parte, e del folclore dall’altra. Anzi. Per restituire questo percorso, la mostra si articola in tre sezioni, ognuna delle quali presenta un nucleo tematico caratterizzato da formati e caratteristiche tecniche diverse. Così la sezione in bianco e nero, Ammeén, presenta, nell’evocazione che il termine sollecita, quello che resta delle case rurali. Lo stato di abbandono rivela un cambiamento d’uso, l’incuria lasciata ai rifiuti, e tuttavia la suggestione delle tracce di una precedente quotidianità mantiene forte il richiamo a quella civiltà contadina che è stata motore della società umbra. Da qui si passa alla seconda sezione, dal titolo Intervallo, con immagini in falso colore. Un riferimento ironico agli intervalli televisivi degli anni Sessanta. Una teoria di capannoni e “cattedrali” della modernità, colti nei giorni di riposo lavorativo, e dunque restituiti nel pieno della loro epica essenza, modulare e riproducibile. E quando queste rimangono chiuse, colte nella loro solitaria grandezza, sono i centri commerciali a catalizzare il flusso sociale. In Domenica aperto - terza sezione - foto a colori li colgono nei momenti di chiusura per restituire, attraverso il silenzio assordante delle scritte pubblicitarie, il paradosso di una socialità marcata dalla parola “consumo”. Tre diversi momenti, in sostanza, colti nella loro piena inattività. L’assenza dell’uomo, il silenzio, ne dominano le atmosfere, per invitarci ad una pausa di riflessione sospesa tra ciò che non è ancora passato e ciò che non è già più presente: il confine sottile su cui cammina la falsa contemporaneità della fotografia.Per tutta la durata della mostra saranno attivi, su richiesta, laboratori didattici per adulti, bambini, e famiglie. Le attività fanno parte della sezione didattica permanente di Palazzo Lucarini Contemporary, Officina Pallucco, inaugurata lo scorso 9 ottobre in occasione della 6^ edizione della Giornata del Contemporaneo.
Informazioni: Centro d’arte contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary, T/F +39 0742/381021, info@officinedellumbria.it, info@palazzolucarini.it, www.palazzolucarini.it
Nessun commento:
Posta un commento