TREVI - Con la presentazione del volume “La Collegiata di Sant’Emiliano in Trevi” di Carlo Roberto Petrini, storico dell’arte, venerdì 29 ottobre, ore 17, nel Duomo di Sant’Emiliano, si concludono i festeggiamenti dell’Ottobre Trevano. L’evento è molto atteso poiché con il libro di Petrini finalmente è stata letta una pagina di storia trevana poco conosciuta. Lo studioso oltre a ricostruire le travagliate vicende della ricostruzione del Duomo di sant’Emiliano, avvenuta dopo l’Unità d’Italia, offre una attenta lettura della fabbrica ottocentesca del Duomo di Sant’Emiliano nel contesto del riassetto urbano della città di Trevi nel XIX secolo.
Alla presentazione interverranno Mons. Dott. Oreste Baraffa, Priore della Perinsigne Collegiata di Sant’Emiliano, la dott.ssa Vittoria Garibaldi, Soprintendente dei Beni Artistici dell’Umbria, la Professoressa Cristina Galassi dell’Università degli Studi di Perugia, il Professor Fabio Bettoni dell’Università degli Studi di Perugia e il regista, produttore, scrittore, Vincenzo La Bella.
Porteranno i saluti l’Assessore alla Cultura del Comune di Trevi, l’Avv. Valentino Brizi, il Presidente dell’Associazione Pro Trevi, dott. Luigi Andreani.
Finalmente un monumento chiave della storia di Trevi viene a dotarsi di uno strumento di studio e di conoscenza, agile e aggiornato e nel quale si ritessono non solo le vicende architettoniche del complesso ma anche la dispersione del patrimonio artistico originario.
Il volume ripercorre secoli di storia dai quali emergono vicende architettoniche, artistiche e di fede. Esse riguardano non solamente le alterne vicende di un edificio in si è rispecchiata la vita civile e religiosa di Trevi, ma un'intera comunità.
Carlo Roberto Petrini, apprezzato studioso del territorio trevano, è autore di diverse opere a carattere divulgativo scientifico su argomenti storico-artistici. Ha pubblicato La Chiesa di San Francesco in Trevi e Il Santuario della Madonna delle Lagrime in Trevi. A gennaio uscirà per i tipi della casa editrice Era Nuova Culto e iconografia di Sant’Emiliano, Patrono di Trevi.
L’autore, attento e fine studioso della realtà trevana, ripercorre, con dovizia di documenti inediti, reperiti in vari archivi pubblici e diocesani, le quattro tappe fondamentali del processo di trasformazione del Duomo trevano, dalla fase romanica a quella quattrocentesca, dai mutamenti imposti dall’applicazione delle disposizioni emanate dal Concilio di Tento in merito alla dislocazione degli altari alla ricostruzione ottocentesca, quando la forma architettonica assunta dalla struttura venne percepita come “totalmente irregolare per le parti tra loro ineguali e deformi che la compongono” e quindi non conforme ai modelli classici in voga.
Con la consacrazione della nuova cattedrale, avvenuta il 16 settembre del 1893, tre anni dopo la morte di Luca Carimini, il progetto di ricostruzione poteva dirsi finalmente concluso. Ad esso si sarebbe aggiunto nel 1925, come ultimo tassello, il campanile, che, seppure già progettato dall’architetto romano, non era stata realizzato per mancanza di fondi.
Il Duomo di Sant’Emiliano è la chiesa matrice di Trevi. Di fondazione alto medievale l’edificio sacro domina il colle di Trevi ed è dedicato al martire vescovo, patrono della città.
Dell’edificio medievale sono visibili le absidi in stile romanico spoletino. Esse sono infatti i resti più antichi di un tempio che è stato rinnovato completamente nel XV secolo e ancora nel XIX secolo. Proprio quest’ultima fase è molto interessante perché racconta la volontà del popolo trevano di innalzare un tempio monumentale in onore di Emiliano. Per questa ragione fu chiamato tra il 1796 e il 1799, il giovane architetto Giuseppe Valadier che fornì un pregevole progetto in stile neoclassico.
I disegni del Valdier non furono accettati dai Canonici poiché prevedevano la distruzione dell’impianto medievale-rinascimetale della chiesa. Per gli stessi motivi non furono accetti i progetti degli architetti Rusconi, Francisci e Stocchi. Solo l’architetto Luca Carimini, uno dei maggiori protagonisti dell'architettura di Roma capitale, portò a compimento il suo progetto di restauro non senza molti contrasti sia tra i canonici del capitolo sia con la direzione di Belle Arti.
Il progetto, ideato dal Carimini nel 1878, prevedeva una integrazione armonica tra le preesistenze medievali-rinascimentali e lo stile “moderno” mediante l’aggiunta del presbiterio, della cupola e del campanile. Si raggiunse in questo modo quello che appariva agli occhi di tutti come il degno compromesso per rispettare e conservare la gloriosa storia del tempio di sant’Emiliano.
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