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mercoledì 3 novembre 2010

Al Teatro Subasio di Spello il 5 novembre torna la "Bella Stagione"

SPELLO - Ripartirà da venerdì 5 novembre la "Bella Stagione" organizzata da La Fontemaggiore al Teatro Subasio di Spello. L'undicesimo o cartellone proposto dalla compagnia perugina al teatro comunale del comune umbro vedrà protagonisti gli spettacoli dei migliori talenti teatrali italiani, premiati e prodotti da Festival di levatura nazionale su argomenti di interesse sociale e civile.
Come per esempio il caso di Eluana Englaro affrontato dal Teatro Invito,l' amore omosessuale nella Sicilia degli anni ‘60 con Filippo Luna e la Roma pasoliana rappresentata dai giovani Imamama.
In chiusura Emma Dante che torna a Spello, dopo i trionfi della Scala di Milano, con il nuovo spettacolo Ballarini.

PROGRAMMA

5 novembre ore 21.15
Padre nostro
Regia Stefano Pasquini
Paola Berselli e Stefano Pasquini vivono in un podere, Le Ariette, dove coltivano la terra, allevano animali e fanno teatro. I ritmi e gli elementi della vita contadina, insieme alle loro storie personali e quotidiane entrano così a far parte dei loro spettacoli, come in questo Padre nostro.
“25 dicembre 2007. Per la badante rumena le feste sono giornate di riposo, così io e Paola ci alziamo la mattina presto e andiamo a passare il giorno di Natale a casa di suo padre. Quattro mesi e mezzo dopo, di getto, in una settimana, facciamo Padre nostro e ci accorgiamo che in fondo è il racconto fedele, anche se completamente trasfigurato, di quella giornata. In scena ci siamo io, Paola, un burattino di legno a grandezza uomo, il cane Tom, la pony Luna, le oche e come sempre le canzoni di Tom Waits.Prima pensavamo di raccontare storie di uomini e di animali, ma ci sembra che lo spettacolo che è venuto fuori assomigli piuttosto a una preghiera. Una preghiera da circo.”

25 novembre ore 21.15
Déjà Donnè e Artntech
"P.S. Martina La Ragione" - "Ouf"
P.S. Martina La Ragione
Regia e Coreografia: Simone Sandroni
Creazione/interpretazione: Martina La Ragione
Scenografia/costumi: Lenka Flory
Tecnica e luci: Cesare Lavezzoli
Promo video: Barbara Schröer
Produzione: DEJA DONNE
La compagnia di danza contemporanea Déjà Donnè ha deciso di realizzare una serie di "ritratti" ispirandosi alla concezione del ritratto di Francisco Goya consistente nel catturare il "lato umano" del personaggio, la verità della sua storia, il suo vissuto, come unica fonte d' ispirazione e fulcro assoluto di tutta la creazione. Il primo ritratto che viene presentato è su Martina La Ragione.
OUF
Di e con: Virginia Spallarossa
Musica originale - Elaborazione sonora live: Zed
Video: Gilles Toutevoix
Scenografia e Costumi: Alto-là
Assistente: Monica Rosanò
Foto di scena: Francesca Massa
Foto: Monica Rosanò
Produzione: Artntech/ Francia
Co-produzione: Déjà Donné/ Italia
Nasce da una riflessione sulla generaziione di coloro che appartengono agli anni ‘70; una sensibilità segnata dall’incontro di macchine audiovisive per il controllo e il divertimento, con altri materiali apparentemente più semplici e quotidiani. Un percorso a ritroso costruito su ricordi, frammenti, eventi del passato che fanno di noi ciò che siamo nel presente; un percorso che conserva una sua deriva nell'oggetto e nella rappresentazione. L'ossessione prepotente della dilatazione temporale, che priva della possibilità di agire a favore di una costruzi zione futura, che rimanda ad un continuo ritorno al passato e a ciò che non si riesce a dimenticare. L’emotività viene negata e assoggettata alla razionalità. Le coordinate spazio-tempo si dilatano e collassano su se stesse. La memoria nutre il presente. Una nuova identità si protegge, incartata, senza mostrarsi, in attesa di scoprire il suo nuovo sapore.

10 dicembre 21.15
Teatro Invito
Una questione di vita e di morte
Regia Luca Radaelli
Veglia per E. E.
Con il prezioso contributo di Beppino Englaro e del suo libro “Eluana. La libertà e la vita” scritto in collaborazione di Elena Nave, edito da Rizzoli. In tutte le culture, la morte è un fatto naturale. Dall’Irlanda all’isola di Bali, dalla Calabria alle steppe russe, le comunità si riuniscono a vegliare il morto con canti e racconti, mangiando o ubriacandosi. Noi vogliamo riprendere questa tradizione: proporre una veglia, laica, anche per chi non ha avuto questa possibilità. Nel caso Englaro abbiamo assistito a una sorta di veglia mediatica a reti unificate, dove la polemica sostituiva la pietà. Addirittura c’è chi ha parlato di cultura della vita opposta a cultura della morte. Viviamo in una società che vende modelli di giovinezza e prestanza e la morte cerca di dimenticarla, occultarla, esorcizzarla. Vogliamo invece parlarne. Citando Dante, Shakespeare, Sofocle (Beppino Englaro, come Antigone, sfida la ragion di stato per amore). Vogliamo riflettere attraverso canti, letture, brani poetici. Per capire come vita e morte sono le due facce della stessa medaglia.

17 dicembre 21.15
Palermo Teatro Festival
Le mille bolle blù
Regia Filippo Luna
Giocato sulle corde di un sentimento vero, profondo, universale che coinvolge ed emoziona lo spettatore fin dalle prime battute, Le mille bolle blu racconta l’amore che per trent’anni unisce, nella più assoluta clandestinità, Nardino ed Emanuele: barbiere di borgata il primo, avvocato il secondo. La scintilla tra i due giovani scocca nella bottega di Nardino, tra una vecchia poltrona da barberia ed una saracinesca abbassata in fretta. E la bottega diventa il rifugio di questo amore segreto che scorre parallelo alla “normale” vita di mariti e padri di famiglia. Il patto d’amore tra i due protagonisti resterà inossidabile dal 1961, l’anno in cui Mina cantava “Le mille bolle blu”, fino agli inizi degli anni ’90 quando Emanuele muore. Lo spettacolo è tratto dall’omonimo racconto di Salvatore Rizzo, pubblicato in “Muore lentamente chi evita una passione. Diverse storie diverse”, una raccolta di dieci storie vere di omosessualità maschile in Sicilia, dai primi anni del Novecento fino ai nostri giorni.

15 gennaio 21.15
Imamama
Come bestie che cercano bestie
Regia Mauro Maggioni
ispirato a un racconto di Pier Paolo Pasolini
Il breve racconto di Pasolini "Storia burina", ambientato nella Roma più bassa, quella lontana dal centro e dai monumenti, narra di un incontro/scontro tra due giovani: Romano il Paino, bullo di successo destinato al declino e Romano il Burino, da poco giunto in città, parvenu in rapida ascesa. Entrambi per sopravvivere lavorano al Macello di Testaccio e arrotondano il salario con macellazioni clandestine, uniti dalla passione per la boxe. Due vite nate sotto una cattiva stella, predestinate alla sconfitta, senza alcuna possibilità di redenzione o salvezza. Leggere Pasolini è entrare dentro a un mondo fatto di miseria, disperazione ma anche poesia. Si potrebbe pensare che questo mondo sia del tutto scomparso, che faccia parte di una memoria letteraria, ma così non è, si scopre che quella disperata vitalità’ è ancora tutta lì. Gli "eroi" hanno solo cambiato nomi e provenienza. La solitudine che li accompagna e la fine che fanno è la stessa.

27 gennaio 21.15
Fontemaggiore
Le Troiane
Le "Troiane" di Euripide mettono in scena l'urlo di rifiuto e la protesta delle donne contro gli orrori della guerra. Le due attrici reinterpretano il testo greco attraverso le voci di due personaggi, Elena ed Ecuba: nuora e suocera, vincitrice e vinta, vittima e carnefice, in un gioco delle parti che continuamente si ribalta, in scambi di accuse, riabilitazioni, colpe e presunte espiazioni.
Il loro incontro è mediato dalla presenza di Menelao, davanti al quale difendono e reciprocamente giudicano le proprie azioni, ma in questo adattamento le due donne sono sole, senza intermediari. Le differenze, rispetto al testo di Euripide, sono anche linguistiche.
Ecuba ed Elena parlano il linguaggio dei nostri giorni. I cori, invece, riproducono fedelmente l'andamento lirico dell'originale. Un ringraziamento particolare va a Donato Loscalzo, docente di Letteratura Greca all’Università di Perugia, che ha tradotto i cori e seguito il lavoro di adattamento.
in occasione della Giornata della Memoria
ingresso libero

4 febbraio 21.15
Teatrialchemici
Ergo non sei
Regia Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi
Una storia per Madre, Figlio e Madonna. In scena due straordinari giovani attori siciliani, nel ruolo del Figlio uno e nel doppio ruolo di Madre e Madonna l’altro.
Michele, quarantenne, assistente della cattedra universitaria di storia e filosofia, uomo solitario, celibe, ateo convinto, da sempre convive con la madre; non ha grandi aspirazioni, né progetti o desideri. Il rapporto di coppia con la madre è saldo, basato su regole antiche, il suo amore filiale nutrito da codici prescritti dal tempo, immutabili. Una relazione abitudinaria, vulcano che sembra spento e che invece riposa soltanto. La Madonna del Ponte scende sulla Terra a risvegliare questo vulcano annunciando a Michele il suo destino: è stato scelto come nuovo Eletto, colui che dovrà diffondere il nuovo Vangelo e parlare al mondo con animo illuminato. Questo incontro creerà in Michele rapidi e radicali mutamenti, nei rapporti con se stesso, con la madre, col mondo. Accettare di essere l’eletto non è facile per nessuno -“allontana da me questo calice”- tanto meno per un uomo che non crede in Dio. Ma egli accetterà il suo destino?

11 febbraio 21.15
Le due moine - I sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi
"Messa insieme" - "Don Giovanni di W.A. Mozart
LE DUE MOINE
Messa insieme
di e con Paola Bartoletti, Nadia Cusimano
E' una performance gestuale e vocale, un pellegrinaggio della mente a due voci che, in toni ironici, esplora quello spazio tragico/comico tra l’essere ed il pensare di essere. Un altalenarsi di atmosfere che si traducono in sonorità e minimi movimenti, dando possibilità alla parola stessa di divenire prosodia e quindi musica.
I SACCHI DI SABBIA – COMPAGNIA SANDRO LOMBARDI
Don Giovanni di W.A. Mozart
un progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo
con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Maria Pacelli, Matteo Pizzanelli, Federico Polacci, Giulia Solano.
Ein musikalischer Spass zu Don Giovanni è un capriccio per "boccacce e rumorini" che propone, attraverso una partitura rigorosissima di "gesti musicali", la struttura essenziale del Don Giovanni di Mozart: una selezione delle arie più significative incastonate in un disegno drammaturgico compiuto e interpretate "rumoristicamente" dagli attori della Compagnia I Sacchi di Sabbia. Frutto di un approccio all'opera spiazzante, questo lavoro si colloca nella scia di una ricerca sul melodramma che nel 2008 ha fatto vincere alla formazione pisana il prestigioso Premio Ubu. Un omaggio a Mozart: uno sberleffo e al tempo stesso un atto d'amore per un'opera magnifica.

25 febbario 21.15
Menoventi - Ert
Invisibilmente
Regia Gianni Farina
Spettacolo finalista premio Vertigine 2010
Volevamo fare uno spettacolo sul giudizio universale.
Abbiamo speso tempo ed energie per capire in quale categoria di dannati inserire i nostri protagonisti, concludendo che per essere esemplari della nostra razza il loro destino non potrà essere che quello degli ignavi senza peccato. Abbiamo poi trovato il reagente dell’intreccio: una rivelazione mal compresa che porta al delirio. Abbiamo intuito financo una possibile forma di Ermes, messaggero della rivelazione.
Ma non è tutto: c’era un’idea per dare forma all’invisibile che mugghia sotto di noi e pure la relativa reazione dei nostri antieroi al mistico incontro! Insomma, si trattava di un capolavoro in grado di sondare la reazione dell’umanità posta sotto analisi ed in attesa di relativo giudizio; la consapevolezza dell’essere osservati e di avere un dito enorme puntato contro; la sensazione concreta di un’autorità superiore che sceglie proprio noi, ramo secco nell’evoluzione della vita su questo pianeta. Il tutto reso attraverso equilibrati effetti speciali ed una manciata di ottimi attori. Però ci serviva un elefante e la produzione si è ostinata a non volerlo acquistare.
Quindi abbiamo fatto un’altra cosa.

4 marzo 21.15
Nerval Teatro
Progetto Schwab. Appassionatamente
Regia Maurizio Lupinelli
Il drammaturgo austriaco Werner Schwab muore, trentacinquenne, il giorno di Capodanno del 1994, per un'overdose alcolica. Difficile, dissacrante, feroce: il suo teatro è così, un teatro impregnato di cinismo, disilluso, che non lascia speranza al mondo che ritrae, quello della provincia più profonda e conservatrice, per l'autore infima e squallida nella pretesa di essere rispettabilmente borghese. In Appassionatamente però, non è stato messo in scena un testo del drammaturgo, ma dei temi che hanno trovato nel nostro lavoro personali sviluppi. La distruzione del mondo operata da Schwab si é affiancata alla nostra visionarietà, incrociando mondi e incubi, per raccontare la malattia del presente. Uno spettacolo molto forte con in scena attori professionisti (tra i quali il folignate Michele Bandini) insieme ad altri diversamente abili.

8 marzo 21.15
Liminalia
Le nuvole che passano
In occasione della Festa della Donna
Sette donne in scena per cantare e narrare suggestioni provenienti da vari testi poetici e narrativi, da racconti e resoconti di migranti e migrazioni. Il tessuto drammaturgico si dipana e si intreccia da e intorno ad alcuni canti di area balcanico-slava e finisce con il raccontare, a metà strada tra l’epica e la lirica, frammenti di storie di migranti, evocando la tragedia recente dei popoli dell’ex-Jugoslavia e delle aree limitrofe, lacerati da guerre e lotte intestine, all’indomani del tramonto e della caduta del comunismo, segnati da un flusso migratorio portatore di sogni infranti, tra i quali quel “sogno di una cosa” di pasoliniana memoria che ha attraversato tutto il Novecento.
fuori abbonamento
ingresso libero

18 marzo 21.15
Liberarte Orvieto
Oibò son morto
Regia Giovanna Mori, Jacob Olesen
Spettacolo Vincitore del Premio Teatro del Sacro 2009
Un uomo muore, la sua anima lascia il corpo e si mette a guardare quello che succede sulla terra, vede una donna in coma e se ne innamora. Finalmente per lui, purtroppo per lei, ecco che anche l’anima della donna lascia il corpo: comincia così una storia d’amore. Le due anime s’incontrano, in un dove non so, il luogo del mistero assoluto: l’aldilà. S’incontrano e si amano perché nell’aldilà non si ha più né fame né sete ma si provano ancora sentimenti e passioni. Fanno incontri: un bambino spaesato, una nonna amatissima, una madre alla quale non erano riusciti a dire in vita il loro amore, un cane bastardo, un pesciolino rosso. Perché l’anima del pesce rosso e quella di grandi personaggi stanno una accanto all’ altra, in questa particolare visione dell’aldilà. Oibò son morto è un originalissimo testo tratto dalle opere di Jan Fridegard e Arto Paasilinna, due autori scandinavi di fede protestante, riscritto dagli autori-attori della compagnia Liberarte Orvieto. Lo spettacolo è una surreale e divertente riflessione sul senso della vita, sul superamento della paura attraverso la fede nell’uomo, nella curiosità e nell’incontro.

15 aprile 21.15
Carrozzeria Orfeo/Centro Rat
Sul confine
Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Spettacolo vincitore del Premio “Dante Cappelletti”
Tre uomini raccontano la storia di una guerra: la guerra per antonomasia, la guerra che si gioca sempre al limite, la guerra non importa “di chi contro chi”. Sono soldati e il loro destino è profondamente legato all’immagine di un fiume che scorre in mezzo al deserto e trascina con sé gli orrori della morte e i segreti dell’esercito. Il confine è conflagrare di vita e morte, guerra e normalità, finzione e verità. Così la trincea immaginaria si staglia a dividere un presente surreale da un passato fatto di ricordi che prende consistenza e si fa concretezza nelle menti degli uomini-soldati sdoppiando i piani temporali, fondendoli, intrecciandoli.
Il buio è come un blocco di marmo nero ambiguo e duale e il rapporto luce-oscurità nell'assenza e presenza l'una nell'altra creano il muro invisibile, soglia e limite di ogni scelta umana.
Sono “sul confine”: luogo di scelta e di passaggio che separa vita e morte, verità e menzogna, ricordi da espiare, sofferenza e lampi di confidenza umana. Che cos'è un uomo se non un lampo di luce in una notte scura?

28 aprile 21.15
Emma Dante
Ballarini
Regia Emma Dante
So che un amore
può diventare bianco
come quando si vede un’alba
che si credeva perduta.
Alda Merini
In una stanza, una vecchia donna è china su un baule aperto. Si alza con in mano una spina elettrica e una presa; non appena le collega sopra la sua testa si accende il firmamento. Da un altro baule appare un uomo vecchio che la guarda e le sorride amoroso. Lui si avvicina a lei. Lei l’aiuta a indossare la giacca di un abito da cerimonia che prende dal baule. Ballano. Lui con la testa poggiata sulla spalla di lei. Lei aggrappata alla giacca di lui. Si baciano. Lui la tocca. Lei si fa toccare. Lui le strofina la coscia con una gamba. Lei gli tiene la gamba per non fargli perdere l’equilibrio. Lui si sbottona la giacca e poi la patta dei pantaloni. La stringe a sé. Ha un orgasmo. Lei si soffia il naso e si gratta la coscia. Lui estrae dalla giacca un orologio da taschino: meno 5… meno 4… meno 3… meno 2… meno 1… al rintocco della mezzanotte lui fa scoppiare un piccolo petardo. Lui e lei si baciano. Lui infila la mano in tasca ed estrae una manciata di coriandoli. Li lancia in aria, festoso. La guarda. Lei lo guarda: “tanti auguri, amore mio.” Lui da un baule tira fuori una bottiglia di spumante. Lei dall’altro baule estrae un velo da sposa e se lo appoggia sulla testa, poi fa suonare un vecchio carillon. Si tolgono la maschera da vecchi, inforcano gli occhiali e riprendono a ballare. Sulle note di vecchie canzoni lui e lei festeggiano l’arrivo di un nuovo anno ballando a ritroso la loro storia d’amore.

Per ulteriori informazioni  http://www.fontemaggiore.it/

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